La banca del sangue.

La famiglia di Mimmo al gran completo era impegnata all’inaugurazione della Banca del sangue ed anch’io ero lì a dare una mano. In precedenza il nome del progetto (“InnerCity”) era saltato fuori ma era i stati attenti a non svelarmi la natura e i particolari del progetto stesso. Fornivo un aiuto non richiesto ma ben accetto. Alla reception un parente anziano (deceduto nella realtà). C’erano due fila A e B (per le persone con o senza ricetta). Si era dato per scontato che le persone si recassero spontaneamente in reception ma questo non succedeva e si mettevano indifferentemente in una delle 2 fila senza il depliant. Cosí avevo scelto di aiutare, informando i clienti. Avevo notato tanti piccoli inconvenienti e difetti nell’ingranaggio che si sarebbero potuti correggere. Come il font in corsivo poco leggibile nell’ultimo foglio del depliant. In un momento in cui nessuna persona era presente e le fila si erano esaurite, io e 2 parenti di mimmo (una ragazza e una anziana) eravamo seduti, in spiaggia, esternamente ai bordi di una barca. Io ero dal lato opposto della barca rispetto alle 2 donne. Ci davamo le spalle e ci bilanciavamo. Di tanto in tanto, di spalle, mi sfilavo i pantaloni. Non avevo mutande ma non mostravo alle donne i genitali (al più il mio di dietro) e subito mi ricoprivo. Al termine della giornata scesi al piano -4 dove era in partenza il furgone del padre di Mimmo. Volevo congratularmi con lui. Mi accolse con lui. Mi accolse con il sorriso. Era contento di vedermi. Gli dissi che mi ero annotato un pajo di cose da correggere e lui mi esternò il suo dispiacere. Sembrava mortificato e gli dissi che questi piccoli inconvenienti / gaffes, anche imbarazzanti, erano del tutto normali. Mi raccontò ad esempio di un palloncino gigante che sembrava un preservativo.

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